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Benigni e la speranza: “Dante dice ci riabbracceremo”

today26/03/2021

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Emozionato e travolgente, Roberto Benigni nel suo omaggio a Dante al Quirinale racconta che il Sommo Poeta “ci dice che ci riabbracceremo”. Lui vorrebbe abbracciare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “ma non si può”.

“Ho stima, ammirazione per lei. Vorrei rendermi utile: se ha bisogno di un corazziere, perché qualcuno è in ritardo o ha il raffreddore, ho già pronta l’uniforme. Oppure il cuoco, l’autista, il sarto, il barbiere: una volta l’ho vista in tv e non aveva il barbiere. Ecco, le faccio i capelli vestito da corazziere” dice al Capo dello Stato introducendo il XXV canto del Paradiso, alla presenza anche del ministro della Cultura Dario Franceschini, nel Salone dei Corazzieri. E salutando gli italiani a casa, “in questo momento con ancora più affetto e calore”, il premio Oscar confessa: “Dentro di me tutto danza, è un balletto”.

Nell’evento clou del Dantedì, in onda in diretta su Rai1, Benigni lascia spazio anche a qualche spunto di satira politica: “Dante è stato un grande poeta e un grande politico. Era con i guelfi, tra i Priori e poi nel Consiglio dei 100. La politica non gli ha portato bene: lo hanno esiliato ingiustamente da Firenze e condannato, quindi è passato tra i ghibellini. Ma alla fine ha detto basta con la politica e ha fatto ‘parte per se stesso’. Ha fondato il partito di Dante, il Pd, non ha vinto mai. Si sono scissi, c’erano troppe correnti: questo Pd sono 700 anni che non trova pace”.

A 700 anni dalla morte del Sommo Poeta , arrivano le parole di Papa Francesco che concludono la Lettera apostolica ‘Candor lucis aeternae’ e ci dicono che “la figura di Dante, profeta di speranza e testimone del desiderio umano di felicità, può ancora donarci parole ed esempi che danno slancio al nostro cammino. Può aiutarci ad avanzare con serenità e coraggio nel pellegrinaggio della vita e della fede che tutti siamo chiamati a compiere”.

Mattarella, da Dante una lezione di coerenza per tutti – Da Dante arriva a noi una lezione di coerenza che vale per tutti, politici compresi, perché non si può andare contro la propria coscienza. Ed una delle sue eredità più importanti è nel dilemma fra giustizia e compassione. Nel gioro in cui si celebrano i 700 anni della morte del sommo poeta, il Dantedì, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervistato dal Corriere della Sera ne riflette sul messaggio e la statura, pur invitando a non attualizzarlo a tutti i costi, perché la grandezza di Dante è nella sua capacità di trascendere il suo tempo “e di fornire indicazioni, messaggi e insegnamenti validi per sempre”. E la sua universalità e bellezza vanno ricercate “proprio nella particolare attitudine di penetrare nel profondo nell’animo umano, descrivendone in modo coinvolgente moti, sentimenti, emozioni”.

 

Scritto da: Davide La Cara

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